La pietra della Majella è un calcare organogeno, conosciuto anche come “pietra bianca” o “pietra paglierina”, estratto dal massiccio della Majella, nel cuore dell’Abruzzo. Si tratta di una roccia sedimentaria compatta, nata dal deposito di fossili e resti organici accumulatisi nel corso di lunghissimi periodi geologici.
Caratteristiche principali
- Ha un colore chiaro e uniforme.
- Contiene fossili, piccoli e grandi, che raccontano la storia antica della montagna.
- È resistente ma più tenera del marmo, adatta alla scultura.
- Può essere lavorata sia con strumenti da marmo che con utensili da legno.
Durante la lavorazione assorbe bene i colpi dello scalpello, senza restituire contraccolpo, il che la rende particolarmente adatta al lavoro manuale.
Per queste qualità richiede forza fisica nelle prime fasi di sgrossatura e sbozzatura, ma anche molta delicatezza e precisione nelle fasi finali di rifinitura.
Storia e tradizione
La pietra della Majella è stata utilizzata sin dall’epoca romana e, più tardi, soprattutto nel Medioevo, quando i monaci benedettini ne diffusero l’uso nella costruzione di chiese e abbazie. Tra gli esempi più celebri ci sono:
- Santa Maria Arabona – Manoppello (Pe)
- San Clemente a Casauria – Tocco da Casauria (Pe)
- San Giovanni in Venere – Fossacesia (Ch)
Con il tempo, l’impiego della pietra si estese anche all’architettura civile: portali, camini, cornici per finestre, sottobalconi e altri elementi decorativi urbani. I centri principali della lavorazione sono stati paesi come Lettomanoppello e Manoppello e Pennapiedimonte dove la tradizione si è mantenuta viva per secoli. Nel XIX secolo, Lettomanoppello fu addirittura soprannominata la “Carrara d’Abruzzo”.
Aspetti sociali
Il lavoro della pietra non coinvolgeva solo scalpellini e artigiani, ma l’intera comunità:
- i fabbri preparavano e riparavano continuamente gli strumenti;
- le donne spesso aiutavano nella pulizia delle cave;
- i cavatori e gli scultori lavoravano il materiale in più fasi, dalla scelta del blocco alla rifinitura finale.
Questo legame profondo tra popolazione, territorio e materia ha creato una vera e propria cultura della pietra, che non era solo materiale da costruzione, ma parte integrante della vita quotidiana.
Oggi
Negli ultimi decenni, le lavorazioni manuali sono state in parte sostituite da macchinari a controllo numerico, capaci di riprodurre forme e sculture in maniera precisa e veloce. Tuttavia, molti scultori – tra cui Armando Di Nunzio – continuano a portare avanti la tradizione della lavorazione manuale, per mantenere vivo il rapporto diretto con la pietra e con la sua lunga storia.
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Majella stone is an organogenic limestone, also known as “white stone” or “straw-colored stone,” extracted from the Majella massif in the heart of Abruzzo. It is a compact sedimentary rock, formed from the deposit of fossils and organic remains accumulated over very long geological periods.
Main characteristics
- It has a light, uniform color.
- It contains small and large fossils that tell the ancient history of the mountain.
- It is resistant but softer than marble, making it suitable for sculpture.
- It can be worked with both marble and wood tools.
During processing, it absorbs the blows of the chisel well, without recoil, which makes it particularly suitable for manual work.
Due to these qualities, it requires physical strength in the early stages of roughing and roughing out, but also a great deal of delicacy and precision in the final stages of finishing.
History and tradition
Majella stone has been used since Roman times and, later, especially in the Middle Ages, when Benedictine monks spread its use in the construction of churches and abbeys. Among the most famous examples are:
- Santa Maria Arabona – Manoppello (Pe)
- San Clemente a Casauria – Tocco da Casauria (Pe)
- San Giovanni in Venere – Fossacesia (Ch)
Over time, the use of stone also extended to civil architecture: portals, fireplaces, window frames, under-balconies, and other urban decorative elements. The main centers of stoneworking were towns such as Lettomanoppello, Manoppello, and Pennapiedimonte, where the tradition has been kept alive for centuries. In the 19th century, Lettomanoppello was even nicknamed the “Carrara of Abruzzo.”
Social aspects
Stoneworking involved not only stonemasons and craftsmen, but the entire community:
- blacksmiths continuously prepared and repaired tools;
- women often helped clean the quarries;
- quarrymen and sculptors worked the material in several stages, from the choice of the block to the final finishing.
This deep connection between the population, the territory, and the material created a true culture of stone, which was not only a building material but an integral part of everyday life.
Today
In recent decades, manual processing has been partly replaced by numerically controlled machinery, capable of reproducing shapes and sculptures quickly and accurately. However, many sculptors—including Armando Di Nunzio—continue to carry on the tradition of manual processing in order to keep alive the direct relationship with stone and its long history.